IL PROGETTO SINAPTICA

Cornice storico-culturale dell’attuale realtà di cura

Il modello biopsicosociale correla il rapporto tra salute e malattia a fattori sia interni (biologici, psicologici), sia esterni (famiglia, ambiente, società). Laddove le fragilità interiori della persona non sono compensate da un buon adattamento al mondo esterno, il disagio ha più facilità a insorgere e, se non riconosciuto e trattato, può divenire sintomo e malattia.
Molte forme di disagio psichico e comportamentale con le quali ci confrontiamo quotidianamente riflettono in larga misura problematiche connesse a difficoltà di adattamento alla realtà sociale.
La nostra attenzione vuole focalizzarsi su:
1. fragilità che si possono incontrare nell’infanzia o nella adolescenza che se non trattate nell’immediato possono contribuire ad uno sviluppo psichico parziale o immaturo
2. disturbi legati a diagnosi quali il disturbo di personalità, i disturbi psicotici, i disturbi depressivi, i disturbi d’ansia e le politossicodipendenze.
3. Disturbi resistenti di pazienti già in carico ai Servizi di Salute Mentale con difficoltà di reinserimento nel contesto sociale.

Obiettivi del progetto

Il Centro intende intervenire sulla presa in carico di quei cittadini affetti da disturbi psichici rilevanti, talvolta per altro non così “gravi” da riuscire facilmente ad essere in carico ai Servizi Sanitari pubblici. Lo scopo del Centro è di offrire una risposta immediata e personalizzata al malessere della persona, evitando acutizzazioni e possibili cronicizzazioni della malattia.
Il Centro offre anche un supporto alle persone che stanno affrontando le fasi conclusive dei programmi terapeutici residenziali (in comunità o gruppi appartamento) con l’obiettivo di favorire il reinserimento nel territorio usufruendo di cure e supporti alternativi facilmente accessibili. Diversi professionisti intervengono nelle varie aree di vita, a seconda delle esigenze individuali.

Innovatività e Sperimentalità Clinica

L’aspetto principale che caratterizza il Centro è l’innovatività che propone rispetto ai modelli clinici standardizzati, solo parzialmente efficaci in relazione ai nuovi bisogni emergenti, soprattutto nella fascia della popolazioni giovanile.
Le attuali psicoterapie, orientate a cadenza quindicinnale o settimanale, solo talvolta affiancate a visite psichiatriche non sembrano avere risultati efficaci ormai per molti tipi di disturbi della fascia “medio-grave”.

Il modello offre dunque una cura volta a prevenire una ”oggettivizzazione” e un “depotenziamento” dell’individuo che diviene così un soggetto attivo della cura. Attualmente, soprattutto nei luoghi pubblici, può capitare che la persona venga osservata e trattata attraverso il filtro di cure standardizzate, con il rischio di perdere di vista la sua soggettività nonché fondamentale risorsa per il ritrovamento del benessere.
Uno spazio dunque meno connotato, che si delinea come spazio dialogico, capace di promuovere un’azione preventiva, sia all’esordio della malattia e sia nei momenti di crisi, avendo ben chiaro che la cura deve essere diversificata sulla base dell’analisi della domanda e dei suoi successivi elementi diagnostici.
La persona non entrerà dunque in un iter a senso unico, (colloqui con infermieri, poi con il medico, poi visite di controllo), ma sarà accolta e ascoltata da più professionisti insieme, che poi indirizzeranno, contestualizzando i bisogni e le risorse.

Equipe multidisciplinare come forma di cura

Il concetto di rete come possibilità di pensare alla trasformazione.
La soggettività di ciascun professionista che collabora in presa diretta nella cura del caso ampliando lo spazio per il cambiamento, evitando possibili cristallizzazioni diadiche di ruoli e di poteri.
Le prestazioni offerte si caratterizzano per la circolarità e il continuo scambio di informazioni e condivisioni sui pazienti, evitando una presa in carico del singolo specialista che può comportare una “solitudine lavorativa” e un tempo di cura maggiore.

In questo senso il lavoro di rete permette di:
1. abbreviare i tempi della cura;
2. arricchire il paziente che necessariamente deve relazionarsi con più persone;
3. sperimentare realtà differenti e dunque esplorare e non ad “accomodarsi” (principio di cura);
4. prevenire la frammentazione della cura attraverso il costante contatto tra i professionisti, la famiglia e il paziente stesso.

La possibilità offerta da un apparato organizzato sotto forma di rete offre dunque al paziente una duplice cura:
riorganizzatori psichici (intervento sull’individuo) e di riorganizzatori socio-culturali (intervento sull’ambiente) necessaria per l’inserimento in contesti di normalità ed appartenenza.

Il modello di rete prevede l’organizzazione di una Equipe Multimodale Integrata, formata da differenti professionisti (psicologi, psichiatri, infermieri, educatori, terapisti espressivi e del corpo) , che lavorano in luoghi di cura diversificati.
Caratteristica peculiare di questa équipe è la non staticità e la possibilità di emanciparsi da una fissità dei luoghi di cura, attraverso la mobilità e lo spostamento dell’intervento. Sono parte integrante e fondamentale del modello di lavoro interventi presso sedi ed enti territoriali pubblici a cui il paziente abitualmente afferisce per competenza ed appartenenza.
Tra gli obiettivi, oltre a quello fondamentale di garantire la continuità della cura (attraverso assistenza telefonica, mail, visite domiciliari) anche nei momenti di scarsa compliance (adesione alla cura) , togliendosi così da una posizione passiva di attesa, quello di collaborare con la rete del paziente favorendone la crescita e lo sviluppo e rafforzandone i legami deboli.

Equipe Multimodale Integrata

ATTIVITÀ PSICOLOGICA INDIVIDUALE E DI GRUPPO

  • Trattamenti a lungo termine sulla persona (orientamento psicodinamico)
  • Trattamento della famiglia (orientamento gruppoanalitico)
  • Trattamento della coppia (orientamento psicodinamico)
  • Trattamenti di gruppo

Terapie analogiche

  • Danzaterapia
  • Arteterapia
  • Mindfulness PNEI, sia individuali sia di gruppo

Educatori Professionali

  • Socializzazione
  • Supporti educativi, volti ad aiutare la persona nelle attività della propria vita (studio, lavoro, tempo libero)

Attività medica

Psichiatri
Visite domiciliari
Ricoveri
Controlli medici con invii a specialisti
Infermieri

Destinatari del servizio

Il servizio si rivolge alla popolazione che presenta dei problemi nella sfera mentale.

  • Disturbi dell’infanzia e adolescenza
  • Disturbi di personalità
  • Disturbi dell’umore
  • Disturbi da uso di sostanze
  • Disturbi dell’area psicotica

La presenza di uno di questi disturbi in un individuo causa inevitabilmente uno squilibrio del gruppo sia familiare sia sociale nel quale vive. Il servizio lavora basandosi anche sull’osservazione clinica del sistema affettivo e sociale della persona ed eventuali interventi preventivi o supportivi.
Le famiglie che vivono esperienze di parenti affetti da disturbi mentali sono spesso impreparate, impaurite o involontari depositari della malattia, e vanno dunque istruite e accompagnate nel percorso di cura del singolo.

Luogo

Si ritiene fondamentale modificare il legame di dipendenza -retaggio di una antica cultura psichiatrica istituzionale- da un unico luogo di cura che offre “tutto”.
Il paziente potrà transitare tra i diversi curanti, svincolandosi dall’assetto di dipendenza che l’istituzione unica può talvolta creare. Per pazienti particolarmente bloccati il modello prevede l’ausilio di educatori professionali che accompagnano, con fine pedagogico, il paziente.
Il luogo è la rete che si struttura lungo le connessioni della cura, da questa rete non possono prescindere i nodi già esistenti della rete del paziente. Nello specifico l’équipe può essere definita “peripatetica ed itinerante” in quanto preposta a muoversi verso il paziente e le istituzioni che già lo conoscono o segnalano.
Istanza fondamentale è offrire la cura laddove serve, attivando le risorse utili a favorire una motivazione intrinseca alla cura stessa.
Molte persone con disagio psichico mostrano frequentemente scarsa consapevolezza dei propri disagi psichici e comportamentali ( come scatti di rabbia, uso di droghe o alcool, atteggiamenti bizzarri o ritiri sociali, lavorativi o degli studi) e il contesto famigliare e sociale può incontrare delle difficoltà ad attivare una presa in carico efficace. In questo modo si rischia di incrementare quella sofferenza psichica e arresto della vita che spesso non arriva ai servizi, inibendo la prevenzione, favorendo la cristallizzazione della malattia o del sintomo, l’acuzie ed il conseguente ricovero ospedaliero.
L’organizzazione mette al centro la persona e non solo il suo disturbo psichico. Si propongono due momenti distinti e complementari: una prima fase centrata sulla valutazione degli aspetti fenomenici del disagio e l’individuazione delle risorse; una seconda fase volta a potenziare e sostenere energie e qualità preesistenti e ad attivare quelle eventualmente rintracciabili nella rete sociale e nei luoghi attraversati o attraversabili dal paziente. Questo processo previene l’intensità e riduce la frequenza delle ricadute agevolando il reinserimento sociale.